Archivio fotografico

Quale minuta descrizione letteraria… di una situazione e di una condizione contadina può supplire alla completezza e alla fedeltà d’informazione di una immagine fotografica?

Diego Carpitella

La collezione di fotografie storiche e di cartoline ha i suoi nuclei principali nelle raccolte del Museo di Etnografia Italiana e nelle immagini che accompagnavano gli oggetti destinati alla Mostra di Etnografia Italiana del 1911. Il fondo storico ha come termine cronologico il limite della fine del 1950, oltre il quale iniziano le collezioni moderne. Nelle immagini fotografiche e nelle cartoline, entrambe acquisite da fondi già esistenti o appositamente realizzate per la mostra del 1911, possono rintracciarsi due orientamenti fondamentali: da un lato un esplicito intento di ricerca; dall’altro, la finalità prettamente museografica di documentare abiti, oggetti, architetture, per una migliore realizzazione espositiva. Le raccolte offrono un significativo ed eterogeneo panorama della fotografia di argomento demologico degli ultimi anni dell’Ottocento e dei primi del Novecento.
Tra le immagini, meritano menzione, in primo luogo, le fotografie provenienti dagli archivi dei Fratelli Alinari e di Giacomo Brogi, di Firenze, e di Romualdo Moscioni, di Roma. Tra gli autori delle fotografie, si trovano diversi titolari di studi fotografici, attivi già dal secolo scorso: nomi noti, altri meno noti e di importanza strettamente locale: Attilio Brisighelli di Udine, Carlo Naya e Francesco Bonaldi di Venezia, Andrea Vidau di Ancona, Claudio Carloni di Jesi, Alvino di Firenze, Camillo Tonker di Roma, Luigi Guida di Napoli, Antonio e Alfredo Trombetta di Campobasso.
Le immagini fotografiche, che ritraggono gruppi familiari, costituiti da donne con bambini, denunciano in modo inequivocabile di essere destinate ai mariti ed ai parenti emigrati oltreoceano. Un altro significativo corpus di immagini è quello realizzato con fini esclusivi di ricerca: sono immagini che denunciano vere ricerche “sul campo”, in alcune zone impervie e poco conosciute della penisola, dove si potevano documentare le reali condizioni di vita delle comunità agropastorali. Le acquisizioni successive alla Mostra del 1911 integrano le raccolte originali, come la donazione di fotografie storiche relative all’artigianato italiano e le immagini storiche dei costumi albanesi, provenienti dal Fondo Marubi della Fototeca di Skhodra (Albania).

L’archivio ha acquisito inoltre, nell’ambito di una ricerca condotta ad Anghiari (Arezzo), più di un centinaio di fotografie che ritraggono eventi festivi, tecniche lavorative, attività ricreative, gruppi scolastici e familiari e locali. Ricordiamo inoltre la donazione Zanier e, per quanto riguarda le raccolte fotografiche, l’acquisizione Pasquale De Antonis. Il fondo storico comprende inoltre una interessante raccolta di cartoline, che presentano immagini ricavate dalle serie fotografiche di noti autori, come i fratelli Alinari, Alphonse Bernoud, Chauffourier, Esposito, Carlo Naya, Giorgio Sommer. Le case editrici delle cartoline stesse sono in alcuni casi molto note, in altri sono piccoli stabilimenti locali: Adinolfi, Alterocca di Terni, Angeletti di Sulmona, Antonelli di Udine, Colitti di Campobasso, Colombo, Plantera, Felicetti di Roma, Forzano, Gaggiano, Jurizza, Mengoli, Mola, Nanetti di Modena, Peyrot, Pini, Richter & Co. di Napoli, Sciutto di Genova, Stengen & Co. di Dresda, Valdes di Cagliari.

Nel settore moderno sono conservati materiali databili dagli anni ’50 dello scorso secolo ad oggi, che documentano i temi più significativi della ricerca antropologica in Italia: feste, comportamenti devozionali, pratiche rituali, tecniche di lavoro agricolo e artigianale, vita pastorale e marinara, giochi e spettacoli di piazza, problematiche sociali. Naturalmente l’arco di tempo interessato da questo settore rende tali documenti assai preziosi, nella prospettiva di un percorso iconografico attraverso i mutamenti socio-culturali determinati, nel nostro paese, dall’industrializzazione: modi di vita, quotidiana, lavorativa e festiva, trasformati nel volgere di pochi decenni, ma anche ambienti urbani e paesaggi rurali, che costituiscono lo scenario più ampio dei cambiamenti della modernità. Il nucleo più significativo dell’archivio, databile tra il 1950 e la fine degli anni ’70, si deve all’attività di una studiosa dinamica e sensibile come Annabella Rossi, che promosse la costituzione dell’archivio e contribuì ampiamente al suo incremento, ma anche alla situazione oggettiva, nel paese, dell’osservabilità di fenomeni ancora in buona misura connotati da una sorta di autenticità demologica, contrapponibile alla cultura dominante, che sollecitava l’intervento di antropologi animati da una tensione politica e sociale.

Le tematiche demartiniane ricorrono frequentemente nelle campagne fotografiche dirette o realizzate dall’antropologa, e evidente è l’intento, nella ripresa dei soggetti, di privilegiare gli aspetti di una meridionalità misera e sfruttata, o interprete inconsapevole di una residua ideologia arcaica. Ricordiamo le fotografie di Michele Gandin, realizzate negli anni ’50 e ’60 nel Lazio e nell’Italia meridionale, relative a contesti urbani, infanzia, vita contadina, feste e spettacoli popolari; le immagini sul tarantismo in Puglia, dal 1954 al 1976, di Chiara Samugheo e Annabella Rossi; la documentazione degli anni ’70 sui comportamenti devozionali e gli eventi festivi, attraverso i materiali di Lello Mazzacane (processioni del Venerdi Santo in Calabria; San Gerardo, Madonna dell’Arco, carnevale, festa dei gigli, volo dell’Angelo in Campania; San Rocco e Santa Rosalia in Sicilia; Madonna del Pollino in Lucania; Santissima Trinità nel Lazio) e Marialba Russo (Madonna dell’Arco, festa dei gigli, Madonna di Briano, San Gerardo, Montevergine, San Gennaro, San Vito, Sant’Antonio, processione dell’Assunta, Venerdi Santo, tarantelle, carnevale, Sant’Antonio Abate in Campania; Santi Pietro e Paolo in Puglia); la documentazione sulle feste, realizzata da Annabella Rossi dal 1959 fino alla seconda metà del 1970 (Santi Cosma e Damiano, San Nicola, l’Affruntata, Madonna Lauretana in Calabria; San Gerardo nel Lazio; Madonna del Pollino in Lucania; Madonna dell’Arco, Madonna di Fontigliano, Venerdi Santo, Madonna delle Galline, carnevale, Santa Felicita, Madonna dei Bagni, Sant’Antonio, Madonna della Neve, Madonna della Grotta, Santa Felicita in Campania; San Michele Arcangelo in Puglia; lamento funebre in Lucania).

Numerosi sono anche i materiali relativi all’artigianato popolare e al lavoro tradizionale; un settore dell’Archivio conserva i fondi relativi alle mostre; sono infine documentati gli oggetti conservati in Museo.

Allo stato attuale il fondo fotografico comprende circa 140.000 immagini ed è in continuo incremento, attraverso acquisizioni di fondi e realizzazione di documenti fotografici da parte dei ricercatori del Museo. Ad esempio nell’ambito del progetto di etnografia visiva sul patrimonio immateriale del Molise è stata prodotta una documentazione fotografica di circa 25.000 immagini. Tra le recenti acquisizioni si ricordano inoltre quelle relative al tarantismo (Chiara Samugheo), alle feste (Vittor Ugo Contino, Gianni Zanni, Marco Marcotulli e Sabina Cuneo Puzo), alle tradizioni e ai contesti sociali (Mario Carbone), alle marinerie (Francesco De Melis), al folklore macedone (Museum of Macedonia) e allo sciamanesimo siberiano (Russian Museum of Ethnography); tra le donazioni si segnalano quelle relative alla processione dei “Misteri” di Campobasso (Stefano Vannozzi), alla lavorazione del marmo a Carrara (Adriana e Ilario Bessi), a soggetti d’interesse museale (Maria Blasi), alle feste (progetto Il folklore: un bene culturale vivo). L’archivio dispone di elenchi cronologici con indicazione dell’autore, dell’argomento e della località ed è in corso l’elaborazione di un catalogo informatizzato e il riversamento dei fondi in supporto digitale.

Responsabili: Marisa Iori (archivio storico), Annamaria Giunta (archivio moderno)
Tel. 065910709/065926148

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