I Santi:

  • Sant’Agnese, 21 gennaio
    Nulla si conosce della famiglia e della storia della piccola Agnese, vittima all’età di tredici anni delle persecuzioni di Diocleziano per la sua fede e per il suo innato pudore, morta forse per decapitazione o arsa viva. Alcune fonti aggiungono alla sua storia anche l’episodio dell’esposizione di Agnese per ordine del giudice in un postribolo nei pressi dell’attuale piazza Navona a Roma, luogo da cui uscì miracolosamente incontaminata. Più documentata e articolata è la storia delle sue spoglie: venne infatti sepolta nel cimitero cristiano fatto realizzare da Costantina, figlia dell’imperatore Costantino, lungo la via Nomentana su un terreno di famiglia e, accanto alla sua sepoltura, fece costruire una basilica di cui oggi sopravvivono imponenti ruderi. La devozione di Costantina era dovuta probabilmente a una sua miracolosa guarigione avvenuta per intercessione di Agnese, motivo che la indusse a essere sepolta vicino alla tomba della santa nell’attuale Mausoleo di Santa Costanza. Il cranio della santa fu collocato nel IX sec. nel “Sancta Sanctorum”, la cappella papale del Laterano, per essere poi traslato da Leone XIII nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, che sorge sul luogo presunto del postribolo ove fu esposta. Il resto del suo corpo riposa invece nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura in un’urna d’argento commissionata da Paolo V.

Accadde:

  • Émile Zola pubblica l’editoriale “J’Accuse”, 13 gennaio 1898
    “J’Accuse…!” è il titolo dell’editoriale scritto da Émile Zola in forma di lettera aperta al presidente della Repubblica francese Félix Faure e pubblicato il 13 gennaio 1898 sul quotidiano L’Aurore. L’intervento fu un vero e proprio atto di denuncia dei persecutori di Alfred Dreyfus, nemici “della verità e della giustizia”. Qualche anno prima, nel 1894 Dreyfus, capitano francese di origine ebraica in servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito francese, era stato ingiustamente accusato di aver passato informazioni segrete all’Impero tedesco. Dopo un processo sommario fu condannato per alto tradimento e deportato sull’Isola del Diavolo nella Guyana Francese. Émile Zola si schierò a favore dell’ufficiale tramite l’articolo in cui accusava i veri colpevoli del tradimento e del processo farsa. A causa del «J’accuse…!» Zola fu a sua volta condannato a un anno di carcere e a tremila franchi di ammenda per vilipendio delle forze armate, ma nonostante ciò, la lettera aperta al presidente della Repubblica provocò la riapertura del caso e la successiva revoca della sentenza con cui Dreyfus era stato riconosciuto colpevole.

Feste e sagre:

  • Sant’Antonio Abate a Macerata Campania
    Battuglia di Pastellessa 15-16-17 gennaio
    Sant’Antonio Abate (Sant’Antuono) a Macerata Campania viene celebrato, secondo la liturgia, il 17 gennaio, mentre il 16 gennaio ha luogo la benedizione del fuoco e degli animali. I festeggiamenti iniziano nei giorni precedenti e sono caratterizzati dalla sfilata delle “Battuglie di Pastellessa” (il 15, il 16 e il 17 gennaio), ovvero dei “Carri di Sant’Antuono”, sui cui trovano alloggio i cosiddetti “Bottari”, i quali ripropongono l’antica sonorità maceratese dall’omonimo nome la “Pastellessa”: ‘A Past’e’llessa è la pasta con le castagne lesse che viene preparata in questa occasione. La particolarità che accompagna i bottari è legata alla tipologia di strumenti utilizzati: botti, tini e falci, che sotto una nuova veste di natura musicale creano quel particolare suono chiamato pastellessa. Per la sfilata vengono allestiti oltre 15 carri, le “Battuglie di Pastellessa” su cui trovano alloggio dai 40 ai 50 bottari. Nel corso della sfilata gli oltre 800 bottari partecipanti ripropongono i particolari modelli ritmici della pastellessa, accompagnati dai canti tipici di Terra di Lavoro. Comunemente si fa risalire la festa al XIII secolo, quando il paese si presentava come una comunità prevalentemente agricola e artigianale, dove il lavoro dei campi richiedeva l’uso di una ricca gamma di attrezzi e strumenti fabbricati dagli artigiani locali. Costoro, durante le fiere agricole, per evidenziare la solidità degli attrezzi da un lato e per attirare l’attenzione dei passanti dall’altro, percuotevano con magli le botti, con mazze i tini e con ferri le falci, creando una commistione di suoni assordanti, ma che portarono nel corso del tempo alla creazione di quelle peculiarità sonore che ancora oggi caratterizzano la Pastellessa.
    Per saperne di più

La ricetta:

  • Pinza de la Marantega, dolce tipico veneziano
    La Pinza de la Marantega è il dolce tipico della Festa della Befana a Venezia: “marantega” infatti vuol dire proprio Befana. Tradizionalmente veniva ricoperta con foglie di cavolo e cotta sotto i carboni ardenti dei falò accesi per festeggiare l’Epifania. Come per tutte le ricette tradizionali, ne esistono diverse varianti a seconda dei luoghi e delle famiglie che ne hanno tramandato la preparazione.
    Ingredienti: gr 250 farina gialla; gr 100 farina bianca; gr 50 uvetta; 2 bicchierini di grappa; 1 cucchiaino di sale; gr 100 burro; gr 150 zucchero; gr 50 fichi secchi spezzettati; gr 50 pinoli; scorza grattugiata d’arancia; 1 cucchiaino di semi di finocchio; zucchero a velo q.b.
    Preparazione: Preparate una polenta, versando a pioggia la farina gialla in un litro circa di acqua. Cuocete per circa mezz’ora, e intanto mettete a bagno l’uvetta nella grappa. Ottenuta una polenta senza grumi e non troppo densa, toglietela dal fuoco e fatela raffreddare per 10 minuti circa. Accendete il forno a 170°, imburrate e infarinate bene uno stampo circolare o quadrato. Impastate la polenta insieme alla farina bianca, il burro, lo zucchero, la scorza dell’arancia, i semi di finocchio, i pinoli, i fichi secchi e l’uvetta rinvenuta nella grappa e strizzata. Mescolate mentre aggiungete gli ingredienti fino a raggiungere un composto piuttosto denso. Trasferite il tutto nello stampo e infornate per circa un’ora e mezza. Lasciate raffreddare prima di sformare e servite cospargendo di zucchero a velo. Di solito la Pinza viene servita tiepida o fredda accompagnata da un buon liquore anche caldo

Il Proverbio

Primavera di Gennaio reca sempre un grande guaio