Racconti (In)Visibili: tra cielo e terra

a cura di Stefania Baldinotti, Micol Di Veroli e Dominique Lora
II edizione
Barcellona, Madrid, Lisbona, Havana, New York
Febbraio 2023 – Giugno 2024

Inaugurazione: giovedì 2 febbraio 2023 Reial Cercle Artístic – Barcellona

 

Giovedì 2 febbraio 2023 presso il Reial Cercle Artístic di Barcellona apre al pubblico la mostra Racconti (In)Visibili: Tra cielo e terra realizzata dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura. La mostra è la prima tappa dell’omonimo progetto internazionale che toccherà, tra febbraio 2023 e giugno 2024, le città di Barcellona, Madrid, Lisbona, Havana e New York.

 

Promossa dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale di Roma, con il coordinamento scientifico di Leandro Ventura, direttore dell’Istituto, e di Stefania Baldinotti, antropologa responsabile del laboratorio di antropologia visiva e curata per la sezione contemporanea da Dominique Lora e Micol Di Veroli, Racconti (In)Visibili: Tra cielo e terra è la seconda edizione di un grande progetto espositivo itinerante, realizzato con la collaborazione della Rete delle feste delle grandi macchine a spalla e di numerose comunità patrimoniali, incentrato sulla varietà e sulla rilevanza del patrimonio immateriale, tutelato dalla convenzione dell’UNESCO del 2003. L’organizzazione è a cura della Glocal Project Consulting s.r.l., mentre l’allestimento è stato realizzato da OpenLab Company s.r.l.

 

In mostra le opere di 14 artisti italiani contemporanei: Antonio Ligabue, Matteo Basilé, Bertozzi&Casoni, Paolo Buggiani, Vincenzo Marsiglia, Stefano Canto, Angelo Bellobono, Davide Dormino, Simone Pellegrini, Elena Bellantoni, Elena Mazzi, Leonardo Petrucci, Benedetto Pietromarchi, Maurizio Sapia, che vengono messi a confronto tematico con la sezione audio visiva composta dalla coinvolgente narrazione degli short film realizzati dal regista Francesco De Melis e dei reportage etnografici del fotografo Massimo Cutrupi, che si concentrano sul patrimonio culturale immateriale italiano, mettendone a fuoco sia le performance più eclatanti che pratiche meno diffuse e poco note, attraverso la costruzione di un’architettura visiva, realizzata dagli exhibition designers di Openlab Company coordinati da Luca Ruzza, che mira all’”immersività” come esperienza di fruizione totale, e alla creazione di effetti visivi di grande impatto emotivo e comunicativo.

 

Gli artisti selezionati sono tutti caratterizzati da una ricerca ispirata alla natura effimera, eppure costante dell’identità collettiva e delle varie forme di interazione tra uomo e natura, tra memoria e senso di appartenenza. Ogni opera, a suo modo, esplora e reinventa tecniche antiche, forme di conoscenza e di manualità, sperimentando con competenze e materiali come la lavorazione della carta, della ceramica e della tessitura o raccontando antiche tradizioni come la caccia o i saperi legati alla nutrizione e all’elaborazione dei cibi. Le opere degli artisti contemporanei vengono così messe a confronto tematico con i video di De Melis e le fotografie di Cutrupi, mostrando diverse modalità di leggere il rapporto uomo-natura, i saperi artigianali e le pratiche della tradizione.

Il termine ‘beni culturali’ ha cambiato notevolmente contenuto negli ultimi decenni, anche grazie agli strumenti messi a punto dall’UNESCO. Attraverso la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale promulgata nel 2003, si è diffusa e rafforzata la consapevolezza che il patrimonio culturale non si limiti ai monumenti e alle collezioni di oggetti, ma includa anche tradizioni o espressioni viventi, conoscenze e competenze e molti aspetti del vivere quotidiano che vengono trasmessi da una generazione all’altra: aspetti non tangibili come le abilità e le tecniche del lavoro manuale e dell’artigianato tradizionale, l’oralità, la musica, il canto, la danza, le consuetudini sociali, le conoscenze, le pratiche e gli orizzonti ancora fondamentali nella vita quotidiana delle comunità, primo fra tutti il tempo del rito e della festa, e tutti i saperi che riguardano la natura, la preparazione dei cibi, la consapevolezza dell’ambiente e dell’universo. È, questo, il patrimonio immateriale, al quale l’UNESCO riconosce la capacità di favorire il dialogo interculturale, di valorizzare la creatività umana, di incoraggiare il rispetto dei diritti umani, dei diversi modi di essere e di sentire, diffondere e difendere la pace nel mondo.

 

Il progetto espositivo Racconti (In)Visibili: tra cielo e terra vuole così aprire una riflessione sul rapporto tra cultura e natura e su quale responsabilità debba avere un artista in questo momento storico. Quanto oggi si debba o si possa intervenire sull’ambiente attraverso la cultura e in che modo? Quali esperienze possono segnare una trasformazione della relazione cultura-natura? Partendo da queste due domande di fondo è stata concepita la mostra che si presenterà al pubblico come un’esperienza sensoriale onnicomprensiva, come una visione alternativa e immersiva volta a esprimere i rapporti di interconnessione tra luoghi e persone che si trasformano costantemente.

 

Come spiegano le curatrici – Dominique Lora e Micol Di Veroli L’artista ha il difficile compito di guardare al passato nel definire il presente allo scopo di immaginare un futuro possibile, interpretando gli aspetti intangibili della cultura, promuovendo la ricchezza delle diversità culturali, in qualsiasi forma ed espressione. Rappresentando la nostra capacità di continuare a mettere in discussione noi stessi come individui e come popoli, l’arte contemporanea è rivelatrice dell’invisibile e dell’immateriale come componenti essenziali della vita ed è interprete dinamica di nuove forme che discendono dalla memoria millenaria e vivente di comunità e contesti geografici. Ne esprime le relazioni invisibili e senza tempo, celebrando tradizioni e conoscenze che reinventa costantemente. Generando consapevolezza sociale, l’artista stabilisce un dialogo istintivo e schietto, spesso brusco, ma ciò non di meno necessario, con il mondo. Il carattere dinamico e trasformativo dell’arte è caratterizzato da (ri)appropriazioni storiche, ibridazioni e sincretismi visivi ed estende i confini della percezione, conducendo alla definizione del sé e dell’altro e contribuendo efficacemente alla definizione di identità sociali e culturali all’interno delle geografie umane locali e globali.

 

Stefania Baldinotti è responsabile dell’Archivio laboratorio di Antropologia Visiva dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. Diplomata alla Scuola di Specializzazione in Beni Demoetnoantropologici di Perugia, proviene da un percorso di studi che, partito dalla Laurea magistrale in archeologia all’Università La Sapienza, è successivamente approdato alla Laurea magistrale in antropologia culturale ed etnologia conseguita presso l’Università di Siena. Nel corso della sua esperienza professionale nel campo dei beni culturali di carattere demoetnoantropologico presso il Ministero della Cultura, è stata referente per la Convenzione Unesco 2003 per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale e responsabile dei Servizi Educativi del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, dove si è occupata di allestimento museale, di educazione al patrimonio e di pratiche di museografia. Il suo campo di indagine specifico, focalizzato in modo particolare alle pratiche di patrimonializzazione legate al collezionismo e alla musealizzazione spontanea, si è successivamente ampliato all’approfondimento delle tematiche relative alla rilettura in chiave immersiva della documentazione audiovisiva di carattere etnografico e alle contaminazioni tra documentazione audiovisiva e videoarte. Attualmente cura numerosi progetti incentrati sulle tematiche della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio immateriale attivati attraverso l’interazione tra comunità, istituzioni, registi ed exibit designers: tra i più recenti, Unwritten Structures, percorso espositivo internazionale in collaborazione con gli Istituti italiani di cultura che promuove il patrimonio immateriale italiano attraverso il dialogo tra antropologia visuale e arte contemporanea; Lucigraphie, contest di restituzione sull’assenza della festa in epoca Covid, realizzato insieme alla Rete delle Grandi Macchine a Spalla; i Cantieri della Civiltà Marinara, cantiere aperto di ricerca e condivisione avviato in collaborazione con la comunità marinara di Porto San Giorgio e le Stanze della Memoria, recentissima installazione immersiva di materiali audiovisivi sulla base di una progettazione condivisa con Liquilab, organizzazione di ricerca, recupero, salvaguardia, valorizzazione e diffusione del patrimonio culturale del sud Salento.

 

Micol Di Veroli è storico dell’arte, critico e curatore indipendente. È membro dell’AICA – Associazione Internazionale dei critici d’arte. Dal 2010 è curatore della Glocal Project Consulting e collabora con diversi musei internazionali realizzando progetti volti a promuovere e a sostenere l’arte italiana all’estero. Negli ultimi anni le sue mostre sono state ospitate al MACBA (Buenos Aires), al MAC (Lima); al MAC (Santiago), alla National Gallery (Sofia), al MUO (Zagabria). Ha curato un progetto alla IV Bienal del Fin del Mundo (Argentina e Cile) e al Photo Is:Real Di Tel Aviv. È editore dal 2015 di Exibart una testata giornalistica diffusa sia in formato digitale sia in formato cartaceo di informazione dedicata ad arte, architettura, design, cinema, teatro di ricerca, musica e cultura generale. Per la GlobArtMag è stata direttore editoriale della testata online per il quinquennio dal 2014 al 2019. Ha ricoperto il ruolo di docente di Fenomenologia delle arti contemporanee presso la R.U.F.A. di Roma. Nel 2011 Ha pubblicato il libro “Oltre ogni Limite” che raccoglie le cronache di artisti che tramite le loro intuizioni, si sono spinti oltre ogni limite (DEd’A Edizioni).

 

Dominique Lora è storica dell’arte e curatrice indipendente. Dopo aver conseguito il Master in storia dell’arte e studi museali alla University of Southern California di Los Angeles nel 2002, lavora presso musei e istituti di ricerca internazionali come il Getty Museum (Los Angeles), il Museo Thyssen- Bornemisza (Madrid) e l’Archivio Boetti (Roma). A partire dal 2008 lavora a tempo pieno come curatrice freelance realizzando mostre in collaborazione con numerosi musei, fondazioni, Ambasciate e Istituti di Cultura in Europa, Cina, Sud Est Asiatico e Sud America. Nel 2015 ha inoltre partecipato alla realizzazione del padiglione armeno alla Biennale di Venezia, vincitore del Leone d’Oro. I suoi progetti espositivi sono principalmente volti a far conoscere e a valorizzare in Italia e all’estero la cultura e i tesori che rimangono solitamente al di fuori dei tradizionali circuiti turistici.

 

Massimo Cutrupi vive e lavora a Roma. Fotografo professionista dal 1986 si occupa prevalentemente di reportage sociale e fotografia umanistica. Ha collaborato con molte testate nazionali e per alcuni anni con il settimanale Avvenimenti pubblicando servizi dall’estero. La sua attività si concentra nell’ambito della ricerca storica e della metodologia della critica fotografica. Attualmente è docente nelle Scuole d’Arte e dei Mestieri del Comune di Roma e lavora come fotografo presso l’ICCD Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Oltre al reportage la sua attività professionale è indirizzata, da circa vent’anni in ambito archeologico. Le sue foto sono state pubblicate in numerosi giornali e riviste, oltre che esposte in diverse mostre personali.

 

Francesco De Melis è un video-artista, antropologo, e compositore italiano. Formatosi alla scuola di Diego Carpitella, ha effettuato ricerche sulla musica di tradizione orale e l’iconografia musicale, specializzandosi sulla teoria e la prassi del rilevamento audiovisivo in campo antropologico ed etnomusicologico. Ha firmato la regia di molti film scientifici sulle musiche folkloriche e le danze tradizionali in Italia e promosso il restauro di diversi classici del nostro cinema etnografico. Ha composto numerose musiche di scena per il teatro. Ha diretto il film di ricerca sulla Rete delle Grandi Macchine a Spalla Italiane, divenuta Patrimonio dell’Umanità: l’opera, dal titolo Un patrimonio sulle spalle, è stata presentata al Festival del Cinema di Venezia, nell’ambito del Padiglione Italia. Francesco De Melis è l’autore di Prodigio in slow motion, L’Assenza e Feste Sospese (ricerche antropologiche e cinematografiche sulle principali performance festive della tradizione italiana) e di numerose opere video e film sperimentali sul patrimonio immateriale italiano prodotti dall’ Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. Dei suoi testi audiovisivi Francesco De Melis cura la fotografia, compone la musica, esegue il montaggio e firma la regia. Il film viene girato in prima persona con la speciale tecnica della camera a mano, che implica una danza del corpo dell’operatore. Tale flusso visivo si sincronizza alla colonna sonora che spesso nasce prima di dare inizio alle riprese. Dal video d’arte al video musicale, all’installazione, al documentario, Francesco De Melis crea ogni tipo di testo visivo e sonoro giovandosi di questa personale modalità di formalizzazione.

 

L’Istituto per il Patrimonio Immateriale (ICPI) opera per la salvaguardia e la valorizzazione, in Italia e all’estero, dei beni culturali demoetnoantropologici, materiali e immateriali, e delle espressioni delle diversità culturali presenti sul territorio. Promuove inoltre attività di formazione, studio e divulgazione, collaborando con università, enti pubblici e privati, centri di ricerca nazionali e internazionali.

 

SCHEDA INFORMATIVA

Racconti (In)Visibili: tra cielo e terra – II edizione

Inaugurazione 2 febbraio 2023 ore 18

Periodo: 2 febbraio – 12 marzo 2023

Sede espositiva: Reial Cercle Artístic, Carrer dels Arcs, 5, 08002 Barcelona, Orari apertura: 10-14 15- 20h

Realizzazione: Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, Roma Organizzazione: Glocal Project Consulting S.R.L

Curatela arte contemporanea: Dominique Lora, Micol Di Veroli Allestimento: OpenLab Company Srl, Roma

Regia Documentari: Francesco De Melis

In collaborazione con: Reial Cercle Artístic Barcellona

 

UFFICIO STAMPA

Flaminia Casucci +39 339 495 3676- flaminiacasucci@gmail.com

Allegra Seganti +39 335 536 2856 – allegraseganti@yahoo.it ufficiostampa.casucciseganti@gmail.com

 

 

 

 

 

 


Scopri il progetto

Racconti (in)visibili. Tra cielo e terra

Antropologia visiva e arte contemporanea. Il patrimonio immateriale italiano tra effimero e resilienza

 

La mostra “Racconti (in)visibili. Tra cielo e terra”, che ha inaugurato il suo nuovo percorso espositivo con la preview dello scorso 19 dicembre negli spazi espositivi  del  Reial Cercle Artístic di  Barcellona,  e`  la  naturale  prosecuzione  del progetto internazionale “Unwritten structures. Racconti (in)visibili”, avviato nel 2018 dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale: una esposizione itinerante, realizzata in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura, la Rete delle Grandi Macchine a Spalla Italiane e la Societa`  Dante Alighieri Yucatan, che ha diffuso la conoscenza del patrimonio culturale immateriale italiano nel mondo attraverso due percorsi paralleli, che si sono snodati attraverso un lungo itinerario che ha toccato molte capitali dell’Europa Orientale e che, in America Latina,  e`  approdato in Cile, in  Argentina  e  si e`  concluso con  un lungo percorso messicano.

 

Intento principale del progetto internazionale, al di la`  della promozione  e della valorizzazione  del  patrimonio  immateriale  italiano,  e`  quello  di  contribuire  al rafforzamento della percezione di molti aspetti del vivere quotidiano come “patrimonio culturale”. Aspetti non tangibili come le abilita` e le tecniche del lavoro manuale e dell’artigianato tradizionale, l’oralita`, la musica, il canto, la danza, le consuetudini sociali, le conoscenze, le pratiche e gli orizzonti ancora fondamentali nella vita quotidiana delle comunita`, primo fra tutti il tempo del rito e della festa, e tutti i saperi che riguardano la natura, la preparazione dei cibi,  la  consapevolezza  dell’ambiente  e  dell’universo.  E` ,  questo,  il  patrimonio immateriale, al quale l’UNESCO attraverso la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale promulgata nel 2003, riconosce la capacita` di favorire il dialogo interculturale, di valorizzare la creativita` umana, di incoraggiare il rispetto dei diritti umani, dei diversi modi di essere e di sentire, diffondere e difendere la pace nel mondo.

Il concept del percorso espositivo si basa su una forma innovativa di valorizzazione e di salvaguardia del patrimonio immateriale, che sperimenta codici multi-espressivi propri dell’arte contemporanea e dell’antropologia visiva. Le sinergie tra uomo e natura, gli esiti creativi di questo rapporto nell’ambito della produzione artistica, delle profonde connessioni tra natura e pratiche religiose, della modellazione del paesaggio, della relazione tra uomo e animale, delle conoscenze e delle pratiche di adattamento, conservazione e sfruttamento consapevole dell’ambiente, raccontano oltre confine le mille sfumature dell’espressività, della tradizione e della creatività degli Italiani attraverso la voce di immagini e narrazioni visive orientate alla videoarte, in dialogo con le interpretazioni di importanti artisti contemporanei, selezionati dalle curatrici Dominique Lora e Micol Di Veroli, tra i quali Antonio Ligabue, Matteo Basilé, Bertozzi&Casoni, Paolo Buggiani, Vincenzo Marsiglia, Stefano Canto, Angelo Bellobono, Davide Dormino, Simone Pellegrini, Elena Bellantoni, Elena Mazzi, Leonardo Petrucci, Benedetto Pietromarchi, Maurizio Sapia, ispirate alla natura effimera, eppure costante del vastissimo concetto di “appartenenza” e delle varie forme di interazione tra uomo e natura, tra memoria e identità, esplorando e reinventando in ogni opera tecniche antiche, forme di conoscenza e di manualità, antiche tradizioni e pratiche ancestrali.

 

Nel percorso della nuova edizione, un ruolo ancor piu`  evidente di quanto non sia accaduto in quello precedente viene assegnato alla fotografia e al documentario etnografico, utilizzato nella ricerca antropologica come strumento d’indagine a supporto delle attivita`  di campo e trasformato progressivamente in una forma di etnografia autonoma. L’archivio-laboratorio di Antropologia Visiva dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale conserva circa duemila documenti visivi – realizzati a partire dagli anni ‘40 del secolo scorso da antropologi, documentaristi e cineasti attenti al mondo della tradizione – e opera anche come centro di produzione innovativo: negli ultimi anni ha avviato la sperimentazione di forme originali di restituzione delle performance che caratterizzano il patrimonio immateriale italiano (dalle feste tradizionali, alle pratiche agricole e artigianali, al rapporto e al confronto con gli elementi naturali nella loro doppia valenza reale e simbolica), che si allontanano decisamente dal paradigma della cinematografia  di  tipo  documentaristico,  per  approdare  a  forme  piu`  vicine  ai codici   comunicativi   della   video-arte.   Il   coinvolgimento   di   questa   modalita` narrativa – affidato allo sguardo non convenzionale sul patrimonio immateriale delle opere visive di Francesco De Melis, documentarista, etnomusicologo e compositore, e alle fotografie di Massimo Cutrupi, da sempre orientato alla fotografia antropologica e di documentazione in ambito sociale – viene proposto nel nuovo percorso espositivo “Racconti (in)visibili. Tra cielo e terra”, attraverso la costruzione di una architettura visiva impalpabile ma al tempo stesso penetrante, realizzata dagli exhibition designers di Openlab Company coordinati da Luca Ruzza e Laura Colombo, che mira all’“immersivita`” come esperienza di fruizione totale, e alla creazione di effetti visivi di grande impatto emotivo e comunicativo.

Sia per la prima edizione del percorso espositivo “Racconti (in)visibili” – allestito in dieci paesi del mondo con oltre 34.000 visitatori tra il 2019 e il 2021, nonostante il lockdown imposto dalla pandemia – che per l’attuale “Racconti Invisibili. Tra cielo e terra”, l’Istituto Centrale per il patrimonio Immateriale si e` avvalso per la ricerca delle sedi espositive internazionali, per la promozione e per il coordinamento del progetto del supporto di Alessia Autuori e Riccardo Anderi di Glocal Project Consulting, che da oltre 20 anni produce e promuove mostre d’arte in Italia e all’estero.

 

Racconti (in)visibili. Tra cielo e terra.

Antropologia visiva e arte contemporanea. Il patrimonio immateriale tra effimero e resilienza

Mostra realizzata dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale Ministero della Cultura

 

Coordinamento scientifico:

Leandro Ventura, Stefania Baldinotti, Anna Sicurezza

 

Curatrici sezione contemporanea:

Dominique Lora, Micol Di Veroli

 

Curatrice sezione audiovisiva:

Stefania Baldinotti

 

In collaborazione con:

Rete delle Grandi Macchine a Spalla Italiane Patrimonio UNESCO responsabile tecnico-scientifico progetti UNESCO

Patrizia Nardi

 

Opere filmiche:

Francesco De Melis

 

Opere fotografiche

Massimo Cutrupi

 

Design, progettazione e allestimento:

OpenLab Company srl

Laura Colombo e Luca Ruzza

 

Sistema di controllo interattivo:

OCS srl

Gabriele Mantovani e Davide Lo Mundo

 

Organizzazione:

Glocal Project Consulting

Alessia Autuori e Riccardo Anderi

 

Coordinati grafici:

Angelo Marinelli

 

Video setup:

Natan Andrea Ruzza e Zeno Ruzza