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Genesi del progetto
L’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI) sta portando avanti indagini sul campo dei gruppi folcloristici presenti sul territorio nazionale.
Il fine è quello di contribuire a comprendere la complessità delle espressioni creative del folclorismo contemporaneo, con alto capitale sociale, che gruppi di persone, riuniti in associazioni più o meno formali, portano avanti quotidianamente, realizzando quelle che potremmo indicare come forme di “folclorevivalismi” (Parbuono 2017: 107).

Gruppo Folcloristico “Città di Genova” . Dimostrazione delle modalità per indossare il copri- capo. Novembre 2023 (Genova). Foto India Grassi Lucetti
Un punto di partenza potrebbe essere quello di guardare alla manipolazione dei repertori, ma anche e soprattutto, oltre i repertori. Seguendo gli insegnamenti di Gèrard Lenclud e Jean Pouilon partendo dal come noi diamo significato al passato, secondo la teoria della filiazione inversa (filiation inverse) per capire che le tradizioni vengono create nel tempo presente con scelte e progetti proiettati nel futuro.
Da questa “tradizione pop”, che metteva insieme elementi folclorici ed elementi della cultura di massa, si diffondono o fioriscono, dapprima, gli attuali gruppi folcloristici e, successivamente, le attuali “rievocazioni storiche”.
L’inevitabile “inautenticità” dei gruppi di revival e delle loro performance possono generare, come spesso succede, una “autenticità mista”, in divenire, e che rompendo la logica della filologia storica, si ridefinisce attorno a rappresentazioni fluide di cronologie e verità. In conclusione, queste “inautenticità autentiche” costituiscono arene in cui gli attori del folclorismo di qualunque era definiscono piani discorsivi, forme di appartenenza e autoconvincimento e versioni convincenti nella produzione delle località stesse.
L’attività performativa dei gruppi folcloristici, dopo decenni di importante diffusione sull’intero territorio nazionale, ha subito un forte arresto durante la pandemia di COVID-19. Negli ultimi anni, inoltre, le performance legate alle rievocazioni storiche hanno occupato gli immaginari di partecipanti e di pubblici, ibridando gli stessi gruppi folcloristici e dimostrando ancora una volta come il patrimonio culturale sia in continua trasformazione.
L’attività dei gruppi risulta caratterizzata da una forte capillarità locale, come mostra il censimento realizzato a partire dal 2021 dall’Istituto, in collaborazione con la Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio (DG ABAP) e con il supporto delle Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio (SABAP), formalizzato con la circolare 3/2021.
Tale strumento, meramente quantitativo, raccoglie l’elenco dei gruppi folcloristici e dei numerosi festival presenti sul territorio nazionale, e rappresenta la prima istantanea di un’indagine in corso che ha registrato oltre 900 gruppi formalizzati in associazioni. Si contano inoltre circa 80 festival nazionali e internazionali, 50 tra feste e rassegne di cui sono organizzatori e anche collaboratori i gruppi stessi.
Il censimento rimane tutt’oggi aperto e chiunque voglia farne parte, o contribuire a implementare o modificare le informazioni in esso contenute, può scrivere all’indirizzo e-mail: ic-pi.gruppifolcloristici@cultura.gov.it.
Oltre al dato numerico, alquanto consistente, il censimento ha rivelato una pluralità di modi attraverso cui i gruppi folcloristici praticano la loro attività. Gruppi di giovani e giovanissimi e gruppi di intere famiglie, che partecipano a varie attività performative: preparazione dei costumi e delle fogge, delle scenografie, degli strumenti, dello studio delle danze e dei repertori musicali. Ci sono anche, ad esempio, musicisti che condividono la loro partecipazione con più di un gruppo folcloristico.
Quanto rilevato dalle etnografie, inoltre, mostra come gruppi numericamente molto grandi, ma anche quelli piccoli, siano accomunati dall’attività principale dello stare insieme, condividendo allenamenti, prove, performance, momenti di convivialità e socialità.
Allo stesso tempo, le indagini hanno rivelato una diversa performatività dei gruppi: alcuni più orientati verso manifestazioni ed eventi che si svolgono in ambiti geografici al di fuori del loro abitare (festival, ritrovi, scambi nazionali e internazionali) e altri, invece, più attivi a livello locale, dove si svolgono la maggior parte degli eventi festivi.
Come spesso accade con il patrimonio culturale, queste pratiche sociali definibili con il termine “folclorevivalismi”, presentano una ricchezza e un’abilità di adattamento al cambiamento, utili a rielaborare le tradizioni attraverso la creatività (cfr. Latour 2015). L’immaginario passato si manifesta così attraverso danze, canti e costumi che vengono continuamente reinterpretati e consegnati al futuro.
I gruppi folcloristici gestiscono la propria attività anche attraverso un vitale livello di associazionismo nazionale e internazionale. Nello specifico si contano ad oggi tre maggiori associazioni nazionali: F.A.F.It. (Federazione Associazioni Folkloriche italiane); F.I.T.P. (Federazione italiana Tradizioni Popolari); U.F.I. (Unione Folclorica italiana). A livello internazionale sono invece attive: CIOFF (International Council of Organizations of Folklore Festivals and Folk Arts), IOV Italia (Organizzazione internazionale arte e cultura popolare).